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La voce che cura: perchè cantare fa bene alle persone con demenza e a chi le assiste

Aggiornamento: 1 set

Quante volte ci capita di canticchiare sotto la doccia o mentre guidiamo?

Il canto è un gesto antico, naturale e piacevole che unisce respiro, parole ed emozioni.

Negli ultimi anni la ricerca ha dimostrato che cantare insieme non è solo bello: aiuta a ridurre ansia e tristezza, rafforza il senso di comunità e fa lavorare in armonia cervello e corpo.


Cosa rende speciale il canto?


  1. Regolatore dell’ umore: mentre cantiamo il corpo rilascia endorfine e ossitocina, ormoni che ci fanno sentire sereni e connessi agli altri.

  2. Palestra per la mente: ricordare un testo, seguire il ritmo e respirare a tempo stimola memoria, attenzione e coordinazione.

  3. Collante sociale: in un coro il respiro si sincronizza e si crea un forte spirito di squadra che aiuta a sentirsi meno soli.

  4. Benessere fisico: la respirazione profonda allena i polmoni, il diaframma e aiuta a mantenere una buona postura eretta.


Perché è particolarmente utile nella demenza di Alzheimer?


Anche quando il linguaggio si fa incerto, le aree del cervello che “capiscono” la musica restano più attive.

Una canzone amata può riaccendere ricordi, dare sicurezza e facilitare la comunicazione non verbale fra chi assiste e chi è assistito.

Questa forza della musica, e del canto in particolare, ci viene confermata da due studi molto diversi tra loro ma che hanno ottenuto risultati piuttosto simili, spiegando in modo concreto come il canto possa migliorare il benessere emotivo e la relazione di cura, sia in casa che in struttura.


Il primo studio [1], svolto in Sudafrica, ha coinvolto otto operatrici socio-sanitarie di due case di riposo alle quali è stato fatto frequentare un breve workshop sul "canto empatico" da usare durante l’igiene, i pasti e i trasferimenti con gli utenti.

Nel giro di poche settimane si sono sentite più sicure, meno stressate e hanno notato un clima più sereno con i residenti.


Il secondo studio [2], svoltosi in Australia, ha visto coinvolte trentaquattro coppie, ciascuna composta da una persona con demenza che vive a domicilio e dal suo familiare. Le coppie sono state invitate a partecipare a dieci incontri di coro gestito da due musicoterapeuti, una volta alla settimana per due

ore.

Nei partecipanti che hanno cantato si è osservato un calo dei livelli di ansia e depressione, oltre a un’atmosfera familiare più distesa.

In entrambe le situazioni, i partecipanti non avevano alcuna abilità musicale pregressa, ciononostante si sono potuti constatare benefici sia di tipo emotivo che relazionale:


  • Meno ansia e tristezza : le persone con demenza che cantavano regolarmente hanno mostrato umore più stabile.

  • Caregiver più sereni: chi assiste si è sentito più partecipe e “in relazione” con la persona con demenza e meno sopraffatto.

  • Rapporto di cura più caldo: nel caso delle operatrici socio- sanitarie, il canto ha permesso di “entrare in sintonia” con l’altro, favorendo fiducia e collaborazione nelle attività quotidiane.


Qualche spunto utile per chi ha piacere di integrare il canto nella relazione con un familiare con demenza


Scegliete canzoni familiari: vecchi successi, ninne nanne o canti popolari facilmente riconoscibili.

Usate la tecnica del “rispecchiamento”: in poche parole, adattate il vostro volume e ritmo alla voce o ai gesti della persona assistita (sentirà di essere compresa).

Integrate il canto nei momenti critici: alzarsi dal letto, lavarsi o sistemare la stanza diventano più fluidi se accompagnati da una melodia lenta e rassicurante.

Create situazioni di canto di gruppo : un pomeriggio a settimana con amici o in famiglia, cantare assieme le vostre canzoni preferite può aiutare voi e la vostra relazione con l’assistito.


La voce è uno strumento di cura a portata di tutti: non costa nulla, non ha controindicazioni e può trasformare momenti di difficoltà in occasioni di incontro e benessere.

Che si tratti di un familiare a casa o di un operatore in struttura, cantare insieme offre una via semplice ma potente per comunicare, alleviare lo stress e sentirsi, letteralmente, più vicini.


Immagine del film "Quartet" di Dustin Hoffman - 2012
Immagine del film "Quartet" di Dustin Hoffman - 2012


[1]Stuart‐Röhm, K. et al. (2024). Person‐Centered Caregiver Singing.

[2]Tamplin, J. et al. (2024). Remini‐Sing: Feasibility Randomized Controlled Trial.

 
 
 

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